La palazzina della vergogna

    Sta circolando nelle sale cinematografiche italiane il film "Palazzina Laf", diretto dall'esordiente regista Michele Riondino. Tratta la storia di un operaio dell'Ilva di Taranto nel 1997, Caterino Lamanna, promosso dal suo capo Basile, interpretato da Elio Germano, per spiare l'attività dei colleghi per poche lire in più di stipendio - come abbiamo anche noi spesso constatato di recente, purtroppo, nell'epoca della pandemenza e del green pass. Accetta di essere trasferito in un edificio abbandonato, la cosiddetta palazzina Laf (Laminatoio a freddo), ma si trova catapultato in un lager dove colleghi qualificati e scomodi sono relegati e costretti non far nulla, con il proposito di farli impazzire, cosicché o si licenziano o passano a mansioni inferiori alla loro qualifica e non di rado pericolose.

    Negli anni Duemila i responsabili locali dell'Ilva verranno condannati dal Tribunale per violenza privata ai danni dei lavoratori.

     Questa pellicola, recitata in buona parte in dialetto tarantino con i sottotitoli in italiano, impreziosita dalle musiche di Diodato, segna il grande ritorno del cinema italiano sul tema del lavoro, non a caso quasi del tutto assente dagli anni Ottanta dello scorso secolo. Strizza l'occhio un po' al cinema civile degli anni Settanta di Elio Petri e Gian Maria Volonté. A differenza di quei tempi, però, il protagonista, corrotto da una società mutata, non prende coscienza della situazione e, anzi, intende sfruttare la visibilità mediatica per arricchirsi come ospite al Maurizio Costanzo Show. Questo rimane un film imperdibile e veramente strabiliante per un regista alla sua prima opera!

 

14 dicembre 2023

 

Franco Manzin

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