Postdemocrazia ovvero dittatura
Il mendicante che chiede la carità all'angolo della strada non ha lo stesso potere del miliardario. Il fatto che entrambi abbiano il diritto di deporre una scheda nell'urna ogni cinque anni non li rende uguali. A questa barzelletta possono credere coloro la cui mente è stata irreparabilmente rintronata dalla propaganda del sistema mediatico, non chi è in possesso di una qualche facoltà critica. I voti si contano quando non contano nulla, negli altri casi si pesano, al massimo si falsificano.
Detto questo, la democrazia è comunque qualcosa di importante. Poter esprimere le proprie idee senza il rischio di ritrovarsi gli sbirri davanti alla porta di casa è un privilegio di non poco conto. Quando si dice che siamo entrati in una società post democratica, in buona sostanza in una dittatura, è proprio a questo che si fa riferimento. In passato il potere, almeno in Occidente, mostrava il suo volto tollerante e benevolo, accettando la manifestazione del dissenso. C'era la relativa certezza che le opinioni non sarebbero state perseguitate.
Ora non è più così. Certi argomenti sono diventati dei veri e propri tabù. Non conformarsi significa entrare nel novero dei poco di buono, dei potenziali criminali. Contesti la narrazione pandemica e l'isteria vaccinale? Sei un negazionista. Hai una visione diversa da quella corrente, c'è un aggredito e un aggressore, della guerra in Ucraina? Sei un putiniano. Ritieni inaccettabile il comportamento dello stato di Israele nei confronti della popolazione di Gaza? Sei un antisemita.
Poco importa che tu non offenda nessuno, che ti sforzi di argomentare, portando a sostegno delle tue tesi fatti, dati, cifre. La verità ufficiale non può essere contestata. Certo i trasgressori non sono stati, per il momento, messi in carcere o bruciati in piazza come gli eretici del Medioevo. Il massimo a cui si è arrivati è stato togliere il lavoro e lo stipendio ai non vaccinati ed obbligare i loro figli di dodici anni ad abbandonare la squadra di calcio, basket o pallavolo. Il costo personale per chi esprime opinioni eterodosse può essere comunque molto alto, soprattutto se si gode di una qualche notorietà. Andrea Bocelli, il cantante italiano più noto all'estero, è sparito dai radar delle televisioni da quando ha osato esprimere delle opinioni non omologate riguardo all'epidemia. Per lo stesso motivo, Giorgio Agamben, uno dei più importanti filosofi mondiali, è entrato in un limbo di indifferenza e compatimento: il mondo culturale italiano, che dovrebbe onorare uno dei suoi più prestigiosi esponenti, ha preso ad ignorarlo. Un suo recente bellissimo libro sul Pinocchio di Collodi, invece di essere considerato un grande evento culturale, come avrebbe meritato, non ha ricevuto alcuna recensione da parte della grande stampa.
La verità è che il dissenso, bene che vada, viene confinato nella riserva indiana del web e può avere accesso ai grandi mezzi di informazione, quelli che per il momento continuano a formare l'opinione pubblica, soltanto come fenomeno da baraccone, meritevole di essere deriso e vilipeso. Tutto questo dà alle nostre sedicenti democrazie un lugubre volto autoritario.
11 novembre 2023
Il Grillo parlante
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