Riflessioni sull' operazione speciale di Putin nel Donbass
Riavvolgere il nastro della storia serve per capire per quale motivo il Donbass è così ambito da Vladimir Putin.
Accanto alla “motivazione ufficiale”, difesa e unificazione con la madre patria della popolazione russofona, annunciata dal Cremlino per giustificare l’invasione nel Donbass, la regione nell’estremo oriente ucraino, già al centro di una guerra civile dal 2014, ce n’è una "ufficiosa ": portare a Mosca le ricchezze minerarie della regione e impedire ogni sbocco sul mar Nero di Kiev.
Già, le risorse minerarie del Donbass. La regione contesa tra il governo fantoccio dell'Ucraina, appoggiato dagli Stati Uniti e i separatisti filo-russi, ha ingenti riserve di metalli e terre rare.
Il Donbass è ricco di miniere di carbone da circa 100 miliardi di tonnellate, oltre ai giacimenti per 135 milioni di tonnellate di petrolio e 1,1 trilioni di metri cubi di riserve di gas naturale, ma anche manganese, ferro, titanio, grafite, caolino, metalli utilizzati nel settore hi-tech. Il vero tesoro è rappresentato dalle "terre rare" quali il berillio, litio, tantalio, niobio e zirconio, materiali fondamentali per la fabbricazione di dispositivi tecnologici.
Il gas neon, base dei chip elettronici, per il 90 per cento arriva proprio dalla regione separatista: la società Iceblick, fondata 32 anni fa a Odessa, produce il 65% di tutto il neon del mondo ed è fornitrice privilegiata della Silicon Valley.
Il controllo sullo sfruttamento di queste materie significa avere un enorme vantaggio nell'economia del futuro. Il 30 settembre 2022, nella sala di San Giorgio al Cremlino, Putin ha firmato il protocollo di annessione dei territori ucraini di Donetsk, Lugansk, Zaporizhia e Kherson, documento poi ratificato dalla Duma il 3 ottobre. Il resto è fumo negli occhi.
Nessuna nazione muove i carri armati per il popolo: l'esercito si muove per il business.
20 ottobre 2023
Il Grillo Parlante
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