2 giugno 1946. Ecco come probabilmente è nata la Repubblica
Sono trascorsi 74 anni dal referendum istituzionale tenutosi il 2-3 giugno 1946. In quei giorni gli Italiani andarono alle urne per decidere quale forma di governo dare al Paese al termine della seconda guerra mondiale. Per la prima volta anche le donne parteciparono ad una consultazione politica nazionale.
Si recò ai seggi l’89,1% degli aventi diritto. La prima anomalia di tale consultazione fu che non poterono votare coloro che, a causa della guerra, si trovavano al di fuori del territorio nazionale e i cittadini residenti nella provincia di Trento e nei comuni di Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Zara, in quanto oggetto di contesa internazionale, per totale di 1.625.000 elettori. Le autorità fecero sapere che questi Italiani avrebbero votato in seguito, ma la promessa non fu mantenuta. Terminate le operazioni di voto, le schede furono trasferite nella Sala della Lupa a Montecitorio dove, in presenza della Corte di Cassazione, degli ufficiali angloamericani e dei giornalisti, iniziò lo spoglio. Il 4 giugno l’Arma dei Carabinieri comunicò a papa Pio XII che la monarchia si avviava a vincere e, il giorno successivo, Alcide De Gasperi annunciò a re Umberto II che gli Italiani si erano espressi a favore della monarchia. A conferma di ciò giunsero a Roma i rapporti dell’Arma provenienti dai seggi che confermavano la vittoria della monarchia. Nella notte tra il 5 e il 6 giugno i risultati si capovolsero con l’immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza, tanto che successive analisi statistiche evidenziarono come il numero delle schede votate era di gran lunga superiore a quello dei possibili elettori.
Furono avviati migliaia di ricorsi per chiedere un nuovo conteggio delle schede elettorali, ma il 10 giugno la Corte di Cassazione proclamò i risultati: 12.672.767 voti per la repubblica e 10.688.905 in favore della monarchia. Alla notizia che la repubblica aveva prevalso, in molte città del Sud territorio dove la monarchia aveva raggiunto un risultato bulgaro, scoppiarono proteste e tafferugli. Celebre l’episodio avvenuto a Napoli dove un corteo cercò di assaltare la sede del PCI in via Medina per togliere una bandiera tricolore senza lo stemma sabaudo; la polizia apri' il fuoco uccidendo 9 manifestanti e ferendone un centinaio.
L'11 giugno il Consiglio dei Ministri si riunì e prese il potere, nonostante la Corte di Cassazione non si fosse ancora pronunciata. Il 12 giugno Alcide De Gasperi, in una proclamazione pubblica, dichiarò di essere capo dello Stato e invitò Umberto II a lasciare il Paese. Il re volle il responso definitivo della Corte di Cassazione e disse: "Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema, di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli, di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario assumendo, con atto unilaterale e arbitrario, poteri che non gli spettano... "
Il 18 giugno, con il voto di 12 magistrati contro 7, la Cassazione stabilì che per “maggioranza degli elettori votanti” si doveva intendere "la maggioranza dei soli voti validi"; inoltre, dopo aver respinto tutti i ricorsi, pronunciò l’esito definitivo della votazione: 12.717.923 voti per la repubblica e 10 719.284 per la monarchia. Re Umberto deluso dal fatto che non era stato rispettato il decreto luogotenenziale del 1944, nella parte in cui recitava che la forma istituzionale vincitrice avrebbe dovuto aggiudicarsi il voto della "maggioranza degli elettori votanti ", prese atto del risultato e lasciò l'Italia diretto in Portogallo. Con il pronunciamento della Suprema corte ogni voce dissidente tacque e la vittoria repubblicana non fu mai più messa in discussione.
Negli anni successivi al referendum sono state diverse le testimonianze, come quella del gesuita Giuseppe Brunetta, del brigadiere Tommaso Beltotto e del duca Giovanni Riario Sforza comandante in capo dei corazzieri reali, che dichiararono di aver visto, negli scantinati del Viminale, sacchi con le schede già crocettate sull'Italia turrita. Così probabilmente nacque la Repubblica Italiana, una Repubblica che ha caratteristiche molto affini con la monarchia, in cui il nostro president re Sergio può essere per 14 anni capo dello Stato.
7 giugno 2023
Il Grillo Parlante
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