Lo smantellamento della giustizia

    Da almeno vent’anni a questa parte assistiamo ad una demolizione sistematica delle fondamenta dello Stato.

    Così è stato fatto con i sistemi di assistenza al cittadino, che costituivano il cosiddetto “welfare”, e medesimo trattamento è stato riservato al sistema giudiziario.

    In particolare, e questo è il tema di questo articolo, dal 1989, in nome del garantismo si è reso il sistema giudiziario sempre più farraginoso. A tal proposito, facciamo un passo indietro nel tempo, vediamo che nel 1989, ritenendo che il precedente codice (codice Rocco) fosse la causa del perdurare dei processi e che non fosse garantito sufficientemente il diritto alla difesa del reo, venne creato il nuovo codice, conosciuto anche con il nome di uno dei suoi estensori, ovvero Vassalli.


 

    In alcuni articoli di giornale, dei quali non so garantire l’attendibilità, veniva riportato che all’epoca alcune cosche della malavita organizzata fossero molto interessate affinché venisse emanato un codice maggiormente garantista. Taluni hanno sostenuto che, per creare un sentire popolare che facilitasse l’emanazione di tale codice, venne creato, con opportuni depistaggi, il caso Tortora, in cui il famoso presentatore venne ingiustamente e lungamente incarcerato.    



    Di fatto il nuovo codice annichiliva le iniziative della Polizia Giudiziaria, subordinandola totalmente ai Pubblici Ministeri (che si precisa per i non addetti ai lavori, sono quei magistrati incaricati a rappresentare la pubblica accusa) e richiedeva che la prova si formasse in aula, oltre ad aggiungere infinite incombenze, per cui, più che a un processo, spesso sembra di assistere al “Gioco dell’oca”. Ad esempio, mentre con il precedente codice molto spesso erano sufficienti le dichiarazioni del testimone rese alla Polizia Giudiziaria, con il nuovo codice i testimoni devono per forza presentarsi al dibattimento (primo elemento per cui i tempi processuali si allungano a dismisura); infatti sovente notiamo spole infinite di testimoni citati inutilmente più volte per deporre, ma spesso impossibilitati a farlo per rinvii della udienza, scioperi, mancanze di notifiche, strategie difensive ecc. La conseguenza è che molto spesso i potenziali testimoni, per non perdere giornate nei tribunali, negano a priori, mentendo, di aver assistito all’evento criminoso.

    Va detto che il codice Vassalli prevede dei procedimenti speciali per accorciare i tempi di giudizio, offrendo al reo degli sconti di pena qualora dovesse optare per una delle suddette scorciatoie processuali. Però, tali incentivi non sono stati evidentemente ritenuti convenienti dagli imputati e dai loro difensori, visto che solo una minima parte dei procedimenti confluiscono in un rito speciale.

    Quindi, con tutti i lacci creati dal codice del 1989, di fatto abbiamo notato che nulla è cambiato circa la durata dei processi. A tale fenomeno si aggiunga che, con vari benefici concessi alla popolazione carceraria, la maggior parte dei condannati non scontano, di fatto, la pena e utilizzano la libertà, che viene loro generosamente elargita, per concretizzare ulteriori reati, per i quali si aprono nuovi procedimenti processuali; inoltre alla popolazione locale dedita a commettere reati si aggiunge anche quella giunta dall’estero.

    Quindi sommiamo questi tre elementi, ovvero: lentezza del sistema, soggetti che reiterano i reati in quanto impuniti e, pertanto, destinati a divenire protagonisti di nuovi procedimenti penali (trovandosene anche decine a carico, che vanno così a gonfiare le liste d’attesa), infine, aggiungiamo soggetti provenienti dall’estero ai devianti nostrani, i quali, a loro volta diverranno oggetto di nuovi processi, e otterremo l’ingolfamento del sistema giudiziario.

    Per affievolire tale ingolfamento, invece di pensare a rendere effettive le sanzioni di legge, si è ritenuto, di attribuire i processi afferenti i reati minori (chiedete a un cittadino che ha ricevuto, ad esempio, un pugno in faccia che lo ha ferito, se tale accadimento sia per lui un “evento minore”) al Giudice di Pace. Chi è il Giudice di Pace? Un laureato in legge, spesso pensionato, che, non essendo un giudice vincitore di concorso, non può irrogare sanzioni che compromettano la libertà personale, ma solo sanzioni pecuniarie (che molto spesso non vengono pagate essendo i reati sovente posti in essere da soggetti nullatenenti), o al massimo l’obbligo di permanere presso il domicilio durante i fine settimana. Capirete che questo sistema potrà essere produrre effetti solo nei confronti del cittadino onesto, titolare di reddito o altri beni pignorabili, che, occasionalmente, abbia a commettere un reato e risulti risibile per un pluripregiudicato, che risulti nullatenente.

    Qui, apro una parentesi, si comprende quella che secondo me è la nuova filosofia giuridica del Belpaese, ovvero colpire, magari “macinare”, economicamente il cittadino non abituato ad uscire dai binari della legalità, il quale per una volta violi la legge e lasciare, nel contempo, impunito il delinquente abituale, peraltro, spesso apparentemente nullatenente.

    Comunque nemmeno l’idea del giudice di pace è servita ad affievolire l’ingolfamento delle aule giudiziarie. Quindi si è iniziato a depenalizzare (cioè non considerare più reati) delle violazioni che il legislatore ha stimato essere minori, come ad esempio il reato di danneggiamento (anche in questo caso se qualcuno vi danneggia un bene forse sarà un evento minore per il legislatore, ma non credo che chi debba “raccogliere i cocci” condivida tale benevola considerazione).

    Arriviamo ai giorni nostri e vediamo che si mette mano addirittura ai reati più gravi, trasformandoli da reati perseguibili d’ufficio (ovvero reati per i quali l’Autorità avvia un procedimento senza che la parte offesa debba pronunciarsi) in reati perseguibili a querela (ovvero violazioni per le quali, per istituire il procedimento, vi deve essere la richiesta di punizione penale da parte della parte lesa). Ad esempio il furto in abitazione diverrà perseguibile a querela. Quindi molti cittadini, vuoi per ignoranza, vuoi per pigrizia, vuoi per sfiducia nel sistema, non presenteranno querela ed in tal modo non si apriranno procedimenti e non si puniranno i colpevoli. Ancora, non si potranno più arrestare in flagranza di reato chi verrà trovato in casa vostra a rubare, salvo che non siate presenti sul posto per presentare querela. Ma, se siete in vacanza alle Seychelles, non potrete presentare immediata querela e quindi il malvivente, ridendo in faccia ai Tutori dell’Ordine, potrà tranquillamente far perdere le proprie tracce. Conseguentemente le statistiche testimonieranno un calo dei fenomeni delittuosi, facendo fare un eccelsa figura al Governo in carica.


 

    Siccome, secondo il legislatore vi erano poche complicanze prima di arrivare ad un processo, la riforma Cartabia ha aggiunto la novità che si potrà aprire il processo solo se vi è la certezza che l’imputato abbia avuto la notifica del fatto che si sta per svolgere il processo. Ciò benché preliminarmente l’imputato abbia indicato un luogo ove gli debbono essere recapitate le comunicazioni e, quindi, sia ben consapevole del fatto che vi è un procedimento a suo carico. Faccio un esempio il signor Rossi ferisce volontariamente il signor Bianchi. Interviene la Polizia e il Bianchi comunica che le comunicazioni gli dovranno pervenire presso il suo domicilio. Chiaramente non viene arrestato perché l’arresto è oramai una possibilità remota. Poco prima dell’apertura del processo il Bianchi si dà alla macchia e, pertanto, l’organo inquirente è impossibilitato ad effettuare le notifiche relative al processo che lo riguarda. Orbene il processo non si aprirà fino a quando il Bianchi non verrà rintracciato ovvero giungerà a prescrizione, e, pertanto, la persona offesa molto probabilmente non otterrà mai giustizia. A tal proposito non si sarebbe mai aperto il processo a carico di Messina Denaro e si sarebbe arrivati alla prescrizione della maggioranza dei reati, poiché lo stesso è stato latitante per trent’anni.


 

    Chiaro che questo sistema è uno schiaffo alle vittime del reato!

    Un altro fronte di quella che io definisco la “demolizione in corso” è quello delle intercettazioni. Infatti si apprende che il governo in carica vorrebbe limitarle solo per mafia e terrorismo. Come fare per convincere l’opinione pubblica ad appoggiare tale cambiamento di rotta? Beh, far credere che tutti siamo continuamente intercettati, cosa questa non vera. Ovvero, la nostra privacy viene di sicuro violata, ma non certamente dal sistema giudiziario, bensì da chi raccoglie i nostri dati attraverso i mezzi elettronici che noi quotidianamente usiamo.

    Inoltre, mentre si vuole limitare le intercettazioni utilizzabili in un processo (come quelle usate, ad esempio, nel caso PALAMARA), dicendo che violano il diritto alla riservatezza dei cittadini e che costano troppo, si aumentano gli stanziamenti per le intercettazioni (non utilizzabili a fini processuali) dei servizi segreti. Quindi, ricapitolando, non intercetteremo più pedofili, stalker e spacciatori, ma consentiremo che, attraverso i servizi segreti, cittadini, magari solamente rei di avere idee politiche non in linea con quelle governative, subiscano dei controlli e dossieraggi da parte del potere!

    Quale potrebbe essere la finalità della metamorfosi fino a qua rappresentata? Ritengo che tale rivoluzione nel sistema giudiziario sia essenzialmente stata creata per tutelare i colletti bianchi del malaffare in due modi: il primo, che definirei indiretto, è quello di produrre una tale situazione di caos giuridico e di ordine pubblico per cui il cittadino impegnato a salvare sé stesso e le proprie sostanze non ha tempo né voglia di prestare attenzione alle malversazioni che vengono compiute da chi sta ai vertici del sistema. Il secondo, che definirei diretto, con il divieto di operare intercettazioni si vogliono tutelare i predetti “colletti bianchi”, che più volte sono stati pescati con “le mani nella marmellata” proprio grazie al sistema di captazione delle comunicazioni.

    Va detto, e in questo concordo con quanto affermato da Marco Rizzo, che di tale sistema quelli che soffrono di più sono le classi popolari, che non godono di scorte o di sistemi di vigilanza tesi a tutelare la loro incolumità ed i loro beni.

    Ritengo che Ancora Italia, quando ne avrà il modo, dovrà procedere a una sana riforma della giustizia orientata ad addivenire ad un processo rapido e efficace, che risponda in maniera fattiva alla delega o patto sociale, per la quale ogni cittadino rinuncia a farsi giustizia da sé, incaricando di tale incombenza lo Stato, come ci viene rammentato dalla filosofia del diritto.

21 gennaio 2023

 

Fabio Camillucci

 

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