La pittura dei Macchiaioli a Trieste
Bambino a Riomaggiore (1895) – Telemaco Signorini
Tra le pitture esposte non mancano alcune opere del principale esponente del movimento, Giovanni Fattori. L’artista livornese riprese nei suoi schizzi la dura, ma mai retorica, realtà della leva e del lavoro, attraverso le immagini delle battaglie risorgimentali e dei campi della Maremma. Si scorgono pure opere di Telemaco Signorini, fiorentino, che affrontò, negli ultimi anni della sua vita, anche argomenti a sfondo sociale, molto sentiti allora in una situazione di forti disparità sociali, di cui non si auspica certamente il ritorno. Nella mostra non può mancare Silvestro Lega, di Modigliana presso Forlì. Egli fu maggiormente ispirato dalla vita delle famiglie della borghesia toscana. Non va scordato il ferrarese Giovanni Boldini, instancabile nei ritratti femminili, il quale, come il veneziano Federico Zandomeneghi, un “verista” della pittura, ed il barlettano paesaggista Giuseppe De Nittis, subì il fascino di Parigi, lavorandoci ed incontrando numerosi pittori impressionisti. Il movimento della “macchia” precedette quello degli Impressionisti in Francia, però, a differenza di questo, non fu molto amato dal pubblico e dalla critica per diversi decenni.
Si dovettero aspettare gli anni Trenta del Novecento per un serio apprezzamento, quando numerose tele vennero acquisite dalle collezioni private di ricchi industriali del Nord Italia.
Le opere esposte al Museo Revoltella rappresentano realisticamente un viaggio nella società italiana della seconda metà dell’Ottocento e, quindi, un inestimabile patrimonio culturale della nostra Patria.
20 novembre 2022
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