La guerra dell' acqua di cui le istituzioni non parlano
La stampa mainstream quotidianamente dedica ampio spazio alla guerra fra Russia e Ucraina, ma nemmeno una riga alle violenze che il popolo palestinese subisce da anni ad opera dell'esercito e dei colori israeliani.
Israele ha interrotto l'approvvigionamento idrico in un'area della Cisgiordania occupata, saldando l'unica conduttura che fornisce l'acqua a 1200 palestinesi. La comunità palestinese è una delle più grandi in Cisgiordania ed è già stata bersaglio di frequenti assalti e violazioni da parte dei soldati e dei coloni israeliani. Israele ha il controllo delle risorse idriche del territorio (water grabbing), sottraendole alle comunità locali, compromettendone le condizioni di vita. Israeliani e Palestinesi condividono il fiume Giordano e la falda acquifera montana, sotto il controllo di Israele. Vi è poi la falda acquifera costiera a largo di Gaza. Israele ha fortemente limitato l'accesso dei Palestinesi all'acqua. Le differenze nell’accesso all’acqua sono nette: gli Israeliani consumano 280 litri di acqua al giorno nei confini dello stato e 350 negli insediamenti nelle zone occupate, i palestinesi solo 70, al di sotto della soglia minima di 100 litri giornalieri.
Israele si è appropriato di vaste aree delle terre palestinesi ricche di acqua, occupandole e vietandone l’accesso ai Palestinesi. Ha inoltre imposto un complesso sistema di permessi che i palestinesi devono ottenere dalle forze armate e da altre autorità israeliane per portare avanti progetti idrici nei territori palestinesi occupati. Tali richieste sono spesso rifiutate o subiscono lunghi rinvii. Tutto cio' avviene nell'indifferenza delle istituzioni europee.
Concludo ricordando le parole che Craxi pronuncio' alla Camera dei deputati il 6 novembre 1985 parlando della questione palestinese: "considero legittima la lotta armata dei Palestinesi". Oggi le sue parole suonerebbero come quelle di un alieno.
Dario Armaroli
17 dicembre 2022
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