Fertilia: un angolo d' Istria nella lontana Sardegna
Scendiamo dal velivolo all’aeroporto presso Alghero e ci dirigiamo verso la costa sarda. Scorgiamo i resti di un ponte medievale di origine romana che attraversa un canale della laguna del Calik.
Entriamo in una cittadella con una architettura che nelle vie centrali si ispira allo stile littorio. Questa borgata ha il nome Fertilia.
Fertilia, come traspare dal suo nome, venne fondata nella metà degli anni Trenta dello scorso secolo, quando il regime fascista mirò alla bonifica di quelle terre malariche e alla decongestione demografica della bassa pianura ferrarese. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale tutti gli edifici rimasero ampiamente incompiuti.
Dopo il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 si pose la questione della destinazione delle centinaia di migliaia di italofoni che stavano optando di fuggire alla repressiva dittatura comunista e nazionalista instauratasi nella Jugoslavia, la quale aveva incorporato una buona porzione della Venezia Giulia.
Una meta di numerose famiglie di esuli divenne proprio Fertilia. I nuovi coloni completarono la costruzione della cittadella, grazie anche al lungimirante sforzo di un giovane parroco di Orsera, don Francesco Dapiran. E così la comunità giuliana apportò le sue tradizioni della nostra vicina penisola, dal dialetto alla cucina e alla pesca e, dopo qualche difficoltà iniziale, si integrò magnificamente con la popolazione sarda autoctona.
E intanto noi passeggiamo sotto i portici di Via Pola, dove si concentra la maggior parte dei locali. Al Bar Sbisà qualcuno segnala che “...fra poche settimane c’è San Nicola...”, ma la gestrice dell’esercizio replica subito “Per noi resta sempre la festa di San Nicolò!”. In un vicino caffè ci sediamo e parliamo con la sig.a Marisa di Orsera, la quale si esprime nel dialetto istro-veneto con una lieve cadenza sarda. Ci racconta dei suoi dieci anni giovanili vissuti in un campo profughi.
Al pomeriggio incontriamo il sig. Mauro, fertiliano di origini fiumane, che ci introduce nel grazioso museo dell’associazione da lui presieduta, con foto, documenti e filmati della colonizzazione giuliana. Nel piccolo immobile era passato anche il cuoco di fama mondiale Joe Bastianich, figlio di esuli albonesi emigrati negli Stati Uniti.
Fertilia rappresenta un microcosmo che mantiene forti legami con le nostre terre, ma che rimane piuttosto poco conosciuto nella Venezia Giulia. La cittadina, invece, avendo accolto in seguito pure profughi italiani provenienti dalle ex colonie della Libia e della Africa Orientale, costituisce un positivo emblema di quell’inclusione , di cui oggi troppo spesso si parla a sproposito.
15 novembre 2022
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