"Non è mai troppo tardi" e quella televisione educativa
Così, il 15 novembre 1960, il maestro Manzi senza urla e senza buffonate, ma con eleganza e garbo, inizio' a insegnare a leggere e scrivere agli italiani. Non utilizzava strumenti sofisticati; gli bastavano una lavagna e un gessetto, poi diventati iconici per una generazione. "Non insegnavo a leggere e scrivere - dirà - invogliavo la gente a leggere e scrivere". La trasmissione andava in onda poco prima di cena, in modo che fosse visibile da tutti coloro che tornavano dal lavoro e servisse da ripasso per i più piccoli della scuola elementare.
Non è mai troppo tardi è stato replicato in 198 Paesi del mondo, molto più del Grande Fratello. La trasmissione chiuse i battenti nel 1968, non perché "non è mai troppo tardi " non facesse più ascolti, ma perché il livello di alfabetizzazione si era ormai elevato.
All'epoca la televisione istruiva e insegnava; questo dovrebbe essere il ruolo della televisione: cultura, approfondimento, arte. Lo svago va benissimo, ma senza scadere forzatamente nella spazzatura, nella volgarità e nello squallore. Oggi abbiamo milioni di italiani che non sanno capire un testo scritto, sono analfabeti "funzionali", ma conoscono a memoria i nomi dei concorrenti Dell'isola dei famosi.
Forse, invece di rincorrere la "nitidezza delle immagini", sarebbe meglio curare i contenuti dei programmi. La scuola non è più scuola, la TV distrae e manipola le menti. Non è mai troppo tardi è stato uno dei più significativi esempi del ruolo educativo e pedagogico della RAI, e la figura del maestro Manzi un pilastro dell'identità culturale di un Paese in ricostruzione.
Dario Armaroli
13 dicembre 2022
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